Associazioni Salvaguardia Tartarughe

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Manuale pratico per il recupero delle tartarughe marine

Questo manuale è dedicato a chi, per lavoro o per divertimento, "vive il mare" e ha quindi la possibilità di venire a contatto con le tar­tarughe marine

Questi animali, che sono protetti a livello naziona­le, comunitario e internazionale, si trovano ancora nelle nostre acque, ma in Italia nidificano soltanto su pochissime spiagge delle coste siciliane e calabresi. Questa sezione contiene indicazioni pratiche su come comportarsi quando si avvistano, si incontrano o si catturano accidentalmente negli attrezzi da pesca esemplari di tartaruga marina. Si spiega, inol­tre, quando è realmente necessario recuperare le tartarughe avvista­te e, in caso di cattura, come svolgere al meglio le operazioni neces­sarie al loro recupero.

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Informazioni generali:

Esistono nel mondo 7 diverse specie di tartarughe marine che vivo­no nei mari tropicali e subtropicali di tutto il mondo. Le tartarughe marine sono Rettili (come serpenti, coccodrilli e lucertole) e deriva­no da antenati terrestri che sono tornati alla vita acquatica. Per que­sto motivo hanno un corpo più slanciato e le zampe sono diventate efficaci pinne natatoie. Non hanno denti, ma le loro mandibole for­mano una sorta di "becco':chiamato ranfoteca, che meglio si adatta alla loro particolare dieta. Non hanno orecchie visibili ma ci sentono molto bene, soprattutto alle basse frequenze. Inoltre, hanno un olfatto eccellente e una buona visione subacquea. Il guscio che le caratterizza è formato da una parte dorsale, detta cara­pace, e una ventrale, detta piastrone. Sono poi tutte, tranne la Tartaruga liuto, ricoperte da resistenti placche cornee. Pur essendo ben adattate alla vita acquatica, le tartarughe marine mantengono un forte legame con la terraferma, dove depongono le uova e, ovviamente, nascono i piccoli. Molte femmine tornano a deporre le uova sempre sulla stessa spiaggia dove sono nate. Le tartarughe sono molto sensibili ai cambiamenti introdotti dall'uo­mo nell'ambiente e particolarmente vulnerabili, anche a causa della loro ridotta capacità di riproduzione. Le femmine, pur deponendo più volte nell'arco di una stagione, non nidificano tutti gli anni ma anche a due o tre anni di distanza. Inoltre i piccoli, che sono letteral­mente decimati nei primi momenti di vita, impiegano molti anni (da 15 a 30) per raggiungere la maturità sessuale. Le tartarughe marine sono presenti nei mari del mondo da circa 150 milioni di anni. Non c'è alcun dubbio che negli ultimi decenni esse si siano drasticamente ridotte di numero. La cattura degli adulti per la carne, la pelle o il guscio, il prelievo delle uova a scopo alimentare, la distruzione degli habitat (in particolare delle spiagge di deposizione), l'inquinamento e la pesca hanno colpito molto duramente le popolazioni di tartarughe marine un po' in tutto il mondo. In Italia sono ancora diffuse, sebbene in forte dimi­nuzione, ma le nidificazioni sono un evento ormai molto raro che solo in Sicilia e in Calabria si verifica con una certa regolarità.

Cosa fare in caso di avvistamento

Anche il semplice avvistamento di una tartaruga marina è un dato importante. 

Se vi accorgete che la tartaruga ha delle targhette cercate, se possibile, di leggere ed anno­tare quanto è scritto sopra.

Se l'animale sta bene, bisogna cercare di arrecargli il minor disturbo possibile.

Quindi:

• evitate di dirigere l'imbarcazione direttamente verso la tartaruga, di tagliarle la strada o di inseguirla;

• non cercate un contatto fisico, né con oggetti, né con le mani;

• non cercate di modificarne il comportamento, per esempio lanciandole degli oggetti o costringendola a cambiare direzione.

Se la tartaruga è evidentemente in difficoltà (per la presenza di ferite, perché non riesce a immergersi o perché è intrappolata in fili, reti o buste di plastica), bisogna intervenire portando la tartaruga al più vici­no Centro di Recupero.

In assenza del Centro procedete come segue:

• se la tartaruga è ferita o ha difficoltà di galleggiamento/immersio­ne consultatevi sul da farsi con la Capitaneria di Porto di zona e, se possibile, con un Centro di Recupero;

• se ha gli arti e/o il corpo impigliati in fili o altro recuperatela deli­catamente, facendo attenzione a non farvi mordere, e cercate di liberarla senza ferirla. Una volta completate que­ste operazioni se la tartaruga sta bene rilasciatela subito, se presen­ta ferite o tagli procedete come al punto precedente.

Cosa fare in caso di cattura nelle reti

In genere è sempre consigliabile che una tartaruga rimasta intrappolata nelle reti da pesca venga consegnata e tenuta sotto osservazione da personale esperto di un Centro di Recupero. I problemi dovuti a questo evento possono infatti presentarsi anche dopo un certo tempo e comunque i sintomi di una sofferenza polmonare non sono sempre facili da riconoscere. La principale difficoltà in questi casi sta nel cercare di capire per quanto tempo la tartaruga è rimasta nella rete e quindi sott'acqua. Ma non sempre è possibile la consegna del­l'esemplare, per cui dobbiamo distinguere due casi:

1. Se é possibile consegnare l'animale a un Centro di Recupero: In generale, quando è possibile consegnare la tartaruga in tempi ragionevoli (8-10 ore) a un Centro di Recupero, questa va trattenuta in barca osservando alcune precauzioni. Controllate le sue reazioni toccandole delicatamente gli occhi o pizzicandole la coda. Se l'animale non è molto attivo e non reagisce agli stimoli è pro­babile che sia rimasto sott'acqua per parecchio tempo: è meglio allora tenerlo con la parte posteriore del corpo rialzata, senza capovolgerla, in modo da facilitare la fuoriuscita dell'acqua dai polmoni. Per il resto, lasciatela tranquilla e seguite le indicazioni riportate nel paragrafo "Come tenerla in barca" che troverete successivamente.

2. Se non è possibile consegnare la tartaruga a un Centro di Recupero: Non è facile valutare le condizioni di salute di una tartaruga pescata nelle reti. Non è detto che una tartaruga attiva e sveglia non sia comunque in difficoltà. Lo stato di salute di una tartaruga presa nelle reti dipende da vari fat­tori: le dimensioni dell'animale, la temperatura dell'acqua, il tempo in cui è rimasto in immersione.

Considerato ciò:

• se la tartaruga è attiva e sembra stare bene è meglio rilasciarla subito

• se la tartaruga sembra in difficoltà, tenetela in barca in uno spazio limitato, all'ombra e il più possibile tranquilla, possibilmente con la parte posteriore del corpo rialzata e la testa in giù. Nelle 24 ore successive ripetete i controlli sulla sua reattività e bagnatela di tanto in tanto, soprattutto sugli occhi e sulle pinne. Se recupera vitalità, liberatela fermando l'imbarcazione con il motore in folle. Aspettate qualche decina di secondi prima di ripartire per darle il tempo di allontanarsi. Se muore, restituitela comunque al mare. Prima, però, ricordate sempre di controllare l'eventuale presenza di marcature sulle pinne e prendete nota delle relative informazioni, incluso il tipo di targhetta, il colore e i dati incisi sopra.

Cosa fare in caso di cattura con il palamito

• diminuite la velocità dell' imbarcazione

• diminuite la tensione della linea principale

• raggiunto il bracciolo fermate l'imbarcazione mettendo in folle

• recuperate a mano il bracciolo portando la tartaruga vicino all'im­barcazione

• valutate la situazione e le condizioni dell'animale. Controllate se la tartaruga ha abboccato, se l'amo è agganciato esternamente in qual­che parte del corpo o se l'animale è solo aggrovigliato nel filo

• controllate se ha delle targhette sulle pinne anteriori o posteriori.

A questo punto, sia che la tartaruga sia morta o che sia viva, ci sono due possibilità:

se non può essere issata a bordo perché è troppo grande, avvicinatela all'imbarcazione e senza sollevarla dall'acqua tagliate il filo il più vicino possibile all'amo o alla bocca facendo attenzione a non ferirla. Se si è solo impigliata nella lenza, liberatela tagliando il filo senza ferirla. Anche in questo caso, prima di rilasciarla controllate e annotate l'eventuale presenza di marcature e altre informazioni. Una volta liberato l'animale, attendete qualche decina di secondi prima di ripartire per dargli tempo di allontanarsi.

Se l'animale non è troppo grande, issatelo a bordo evitando di usare il raffio o altri oggetti appuntiti. Non tirate la tartaruga per la lenza, l'amo potrebbe essere posizionato in modo tale da provocare emor­ragie interne letali; aiutatevi eventualmente con dei coppi. Cercate di afferrare la tartaruga per il carapace e non lasciatela cade­re sul paiolata ma appoggiatela con cura.

L'apparente solidità di que­sti animali non esclude che possano ferirsi anche gravemente.

Una volta a bordo valutate la situazione:

1. Se é possibile consegnare la tartaruga a un Centro di Recupero: Se è possibile raggiungere un Centro in tempi ragionevoli (8-10 ore), tagliate il filo dell'amo lasciando in questo caso circa 30 cm di lenza fuori dalla bocca. Tenete l'animale in uno spazio limitato, all'ombra, bagnandolo di tanto in tanto soprattutto sugli occhi e sulle pinne.

2. Se non è possibile consegnare la tartaruga a un Centro di Recupero: Prima di liberarla comportatevi come segue:

• se l'animale si è aggrovigliato nella lenza, liberatelo dal filo facen­do attenzione a non ferirlo; se l'amo è esterno (sulle pinne, sul carapace, sul collo o sulla ran­foteca) cercate di rimuoverlo facendo attenzione a non ferire più gravemente l'animale. Se la tartaruga è aggrovigliata nella lenza tagliate quest'ultima con delle forbici.

• se l'amo è agganciato esterna­mente, sul corpo o sulla ranfoteca ed è completamente visibile, spin­getelo verso l'esterno facendo fuoriuscire l'ardiglione e tagliatelo con una cesoia, quindi rimuovete il resto dell'amo. Fate attenzione perché potreste essere morsi.

• se non è possibile rimuoverlo, tagliate la lenza vicino all'occhiello. La lenza deve essere maneggiata con delicatezza esercitando una leggera tensione. Anche in questo caso prestate atten­zione per non farvi mordere dall'animale.

• se l'amo è dentro la bocca, mettetevi in contatto via radio o telefo­no con il più vicino Centro di Recupero e con la Capitaneria di Porto di zona che vi aiuteranno a valutare la situazione.

La rimozione di un amo è un'operazione delicata che deve essere eseguita da personale esperto. Per mantenere aperta la bocca della tartaruga si usa un oggetto in legno in quanto un oggetto di metallo potrebbe danneggiare il becco. In ogni caso non bisogna costringere l'animale ad aprire la bocca facendo pressione sugli occhi. Per ottenere l'apertura della bocca basterà dare dei colpettini con l'oggetto in legno sulla ranfoteca o tirare leggermen­te e ripetutamente la pelle della zona golare. Anche in questo caso, se non è possibile rimuovere l'amo, bisogna tagliare la lenza il più possibile vicino all'occhiello.

Utilizzo degli slamatori

L'utilizzo dello slamatore consente all'operatore l'agevole rimozione degli ami superficiali, siti sul corpo o in bocca, dalle tartarughe marine e dai pesci oggetto di cattura accidentale.

Questo attrezzo è da impiegare principalmente a bordo di pescherecci che praticano la pesca con il palangaro, qualora:

• non sia possibile consegnare a un centro recupero o di primo soc­corso la tartaruga catturata accidentalmente (ad esempio più di 4-5 giorni);

• le dimensioni dell'esemplare catturato accidentalmente siano tali da rendere difficoltoso, o addirittura pericoloso per l'esemplare stesso, l'issarlo a bordo.

Utilizzo dello slamatore "a ricciolo":

• il manico dello slamatore deve essere impugnato con la mano destra e la parte terminale del "ricciolo" deve essere rivolta verso l'alto;

• con le dita della mano destra tenere sollevato il rivestimento di pla­stica dello slamatore;

• porsi di fronte alla tartaruga;

• afferrare la lenza con la mano sinistra e tenerla saldamente senza tirare;

• far scivolare lo slamatore verso il basso lungo la lenza fino a che quest'ultima venga a trovarsi all'interno del ricciolo;

• ruotare la mano destra (quella che impugna lo slamatore) in modo antiorario , così che il palmo sia rivolto verso l'alto e la lenza si trovi al centro del ricciolo;

• far scivolare il ricciolo dello slamatore lungo la lenza fino a farlo giungere alla parte più distale dell'amo (eventualmente muovere dolcemente lateralmente lo slamatore in modo da assicurarsi che la prese del ricciolo sull'amo sia ottimale);

• con la mano sinistra arrotolare la lenza intorno al manico dello sla­matore (2 giri sono sufficienti), in modo che sia ben tesa (senza tirare) e parallela al gambo dello slamatore, quindi tenere il capo libero della lenza con la mano destra;

• rilasciare lentamente il rivestimento di plastica;

• sganciare l'amo con un breve movimento a baionetta. Se l'amo è localizzato in bocca e la tartaruga è stata issata a bordo, assicurarsi che tenga la bocca aperta inserendo un oggetto pulito e di idonee dimensioni. Una volta completate queste operazioni, se l'animale sta bene va subito rilasciato. Prima, però, controllate sempre l'eventuale pre­senza di targhette e annotate i dati presenti sulle targhette e le altre informazioni importanti.

Liberate l'animale fermando l'imbarcazione con il motore in folle e aspettate qualche decina di secondi prima di ripartire.

Se la tartaruga non dà segni di vita ma è impossibile consegnarla a un Centro di Recupero, controllate le sue reazioni toccandole gli occhi o pizzicandole la coda. Liberatela dalla lenza e tenetela in uno spazio limitato e all'ombra, possibilmente con la parte posteriore del corpo rialzata. Nelle 24 ore successive ripetete i controlli sulla sua reattività e bagnatela di tanto in tanto, soprattutto sugli occhi e sulle pinne. Se l'animale si riprende liberatelo in mare con le stesse indicazioni riportate sopra. Se l'animale muore restituitelo al mare. Anche in questo caso, ricordatevi di annotare tutti i dati.

Come tenerle in barca

La tartaruga va posta, quando è possibile, in un contenitore di dimensioni adeguate, senza acqua.

È importante poi proteggerla dai raggi del sole, mettendola all'om­bra, lontano da fonti di calore, oppure coprendola con dei panni bagnati. Un panno sulla testa e sugli occhi può servire anche a calmare un esemplare particolarmente agitato. Mantenete il carapace, le zampe e gli occhi umidi bagnandoli con un po' d'acqua di mare. Non provate a darle da mangiare: non ne ha nessuna necessità. Fate sempre attenzione a non portare le mani a portata della sua bocca: il morso della tartaruga è estremamente forte e tagliente. Se avete necessità di spostarla, non trascinatela, ma sollevatela affer­randola per i bordi del carapace, non per le pinne o per il collo.

 

 

Valutazione delle condizioni della tartaruga

Per valutare le condizioni di una tartaruga, si possono utilizzare alcune tecniche che permettono di classificare l'animale recuperato come: sano, ferito, inerte, morto.

Quando la tartaruga viene sollevata, si muove come se nuotasse e tiene la testa e gli arti sopra il piano della superficie ventrale del corpo: sana.

Quando viene sollevata, non si muove e la testa e gli arti sono sotto il piano della superficie ventrale del corpo

• la tartaruga risponde anche con una lieve reazione ai tentativi di cura: ferita;

• reazione assente o irrilevante ai tentativi di cura: inerte.

 

Sana

• La tartaruga solleva la testa energicamente durante la respirazione.

• Ritrae rapidamente le pinne se vengono tirate.

• Su una superficie dura, su un pavimento, ad esempio, tenta di avanzare.

Ferita

• La testa e gli arti sono principalmente sotto il piano della superficie ventrale del corpo. I movimenti sono molto casuali e spasmo­dici, senza una direzione specifica, apparentemente incontrollati.

• I tentativi di cura determinano effetti lievi e localizzati.

• Quando si tira una pinna o si esercita una pressione sul collo, la reazione è debole o assente.

Inerte

• I tentativi di cura non determinano alcun effetto.

• Se si esercita una trazione sulle pinne o una pressione sul collo, non c'è alcuna reazione.

• La tartaruga non tenta di muoversi sul terreno.

Attenzione Se trovate una tartaruga la cui carne ha iniziato a putrefarsi ed emana cattivo odore, è sicuramente morta.

 

Presenza di targhette

Osservate sempre se la tartaruga presenta targhette sulle pinne o sul carapace. Queste vengono apposte sugli animali dai ricercatori (una pratica che viene definita "marcatura") e costituiscono uno dei pochi strumenti che abbiamo per conoscere e capire meglio questi animali: serve l'aiuto di tutti affinché queste ricerche possano proseguire.

Perciò:

• Se avete la possibilità di consegnare l'animale a un Centro di Recupero, fate semplicemente notare la presenza di targhette, se ne occuperà il personale.

• Se l'animale deve essere rilasciato subito, prima di farlo scrivete quante sono le targhette, dove si trovano, di che materiale sono fatte (plastica o metallo) e di che colore. Infine, la cosa più impor­tante, annotate esattamente tutto quello che c'è scritto su tutte le targhette, sopra e sotto. Ottenere questi dati sugli animali già marcati è molto importante ma anche altre informazioni sono utili. Perciò, se vi è possibile, scri­vete tutto quello che potete annotare: l'ora della cattura nella rete o nel palamito, la posizione dell'amo a cui la tartaruga ha abboccato (vici­no o lontano dalla boa), la sua profondità, il punto nave (anche indi­cativo), i semplici avvistamenti di animali in mare, le loro dimensio­ni.

Animale in difficoltà 

a) Se l'animale presenta corde o lenze attorcigliate in qualche parte del corpo, rimuovetele aiutandovi con delle forbici facendo attenzione a non ferirlo. Se la rimozione comporta problemi oppure se le corde o le lenze hanno provocato ferite o profonde strozzature consegna­te la tartaruga a un Centro di Recupero lasciando che sia il persona­le a intervenire. Se ciò non fosse possibile, rimuovere comunque le lenze o le funi.

b) Se l'animale presenta fili o lenze che fuoriescono dalla bocca o dalla parte posteriore del corpo (cloaca) assoluta­mente non tirarli. Essi possono essere collegati ad ami ingeriti e quindi forzandone l'uscita si rischia di provocare gravi lesio­ni interne. In questo caso, se non è possibile consegnare l'a­nimale a un Centro di Recupero, tagliate la lenza il più possibile vicino alla bocca e liberatelo.

c) Se l'animale è ferito (ferite da taglio, abrasioni, sanguinamenti ) o se presenta una lenza che fuoriesce contemporaneamente dalla bocca e dalla cloaca, il ricovero presso un Centro di Recupero è essenziale. In questi casi infatti la sopravvivenza dell'animale dipende esclusivamente dalle cure che gli vengono prestate. Nei casi elencati nei punti a) e c) l'intervento di personale esperto è necessario. In questi casi bisogna fare il possibile per far arrivare la tartaruga a un Centro di Recupero, eventualmente anche con­tattando altre imbarcazioni che facciano da "staffetta" per riporta­re l'animale a terra, oppure attivando la Capitaneria di Porto o altre Autorità che possano occuparsi del caso.

 

Presenza di organismi sul carapace (epibiontl)

Spesso le tartarughe marine presentano sul carapace dei particolari Crostacei che vivono fissandosi a delle superfici dure. Possono essere di due tipi: balani o lepadi. È normale che ci siano e non disturbano più di tanto l'animale,a meno che non si trovino sulle parti molli (pinne, collo, occhi, narici, palato). In ogni caso non cer­cate di rimuoverli perché è facile in questo modo ferire inavvertita­mente la tartaruga. Inoltre se la tartaruga viene consegnata a un Centro di Recupero, il numero, il tipo e la localizzazione di questi organismi sono oggetto di ricerche scientifiche.

 

Come riconoscerle

Tartaruga comune Caretta caretta

Per dimensioni la più piccola tra le tartarughe del Mediterraneo, può raggiungere 110 centimetri di lunghezza e un peso corporeo di 180 chilogrammi. Il carapace, che nei giovani presenta una carenatura dorsale dentellata, è di colore marrone-rossiccio mentre il piastrone è giallastro. La coda nel maschio adulto è leggermente più lunga rispetto a quella della femmina. La dieta consiste principalmente di granchi, molluschi, gamberetti, salpe e meduse come anche di ani­mali incrostanti che si attaccano alle rocce e agli oggetti sommersi. Nidifica principalmente nel Mediterraneo orientale, ma alcuni siti sono presenti anche in Italia.

 

Tartaruga verde Chetonia mydas

Lunga fino a 125 centimetri con un peso di 250 chilogrammi, questa specie presenta un piastrone giallastro e una colorazione del carapace variabile tra il verde e il nero. Come nella Tartaruga comune, la testa, larga anche 15 centimetri, è ricoperta da squame cornee. La dieta della Tartaruga verde da giovane è costituita principalmente da molluschi gasteropodi, meduse e altri organismi marini. Allo stadio adulto si nutre di piante marine e di alghe. I più importanti siti di nidificazione di questa specie nel Mediterraneo si trovano a Cipro, in Grecia e in Turchia.

 

Tartaruga liuto Dermoche/ys coriacea

Tartaruga di grandi dimensioni che può raggiungere i 2 metri di lun­ghezza e un peso superiore ai 600 chilogrammi. Di colorazione nera, con piccole macchie rosa e bianche, presenta una testa ricoperta di pelle ma priva di squame. Il piastrone nel maschio è concavo men­tre nella femmina è convesso. Di abitudini prettamente pelagiche conduce la maggior parte della vita in mare aperto. La dieta è costi­tuita prevalentemente da salpe e meduse. La Tartaruga liuto non possiede uno scudo osseo e la sua colonna vertebrale non è fusa con il carapace. Presenta invece dorsalmente una pelle cuoiosa supportata da un mosaico di piccoli ossicini. L'aspetto del dorso è caratterizzato da 5 a 7 carenature prominenti. Questi adattamenti le permettono di immergersi a profondità di oltre 900 m, dove la tremenda pressione schiaccerebbe un corpo meno flessibile. La specie non nidifica nel Mediterraneo, dove è pre­sente solo occasionalmente.

 

Gli ami circolari

La cattura accidentale (by-catch) di tartarughe marine rappresenta una delle principali minacce che agiscono sulle popolazioni di tar­tarughe di tutto il mondo. Tra i vari strumenti adottati per arginare il declino di queste specie, la sperimentazione di attrezzature da pesca modificate in modo da agire in maniera più selettiva, riducendo quindi il by-catch, costi­tuisce sicuramente un aspetto di primaria importanza. Nel Mediterraneo la pesca con il palangaro rappresenta probabilmen­te la principale minaccia per la tartaruga comune Caretta caretta, in quanto, tra le tante tartarughe che restano vittima di questo attrez­zo, una buona parte muore subito. Gli ami generalmente usati nella pesca con il palangaro, indipen­dentemente dalla misura, sono caratterizzati da una forma a "J" e per questo vengono definiti J hooks; utilizzati prevalentemente per la pesca al pesce spada, questi ami vengono facilmente inghiottiti dalla tartarughe marine, rendendo impossibile la loro rimozione da parte del pescatore, che si vede costretto a tagliare il bracciolo della lenza e ad abbandonare la tartaruga al suo destino. Risultati incoraggianti sono emersi, invece, dall'utilizzo di una nuova generazione di ami, detti circolari (circle hooks o G hooks), che grazie alla particolare morfologia, riducono notevolmente (fino al 60%) il by-catch, senza inficiare la cattura delle specie target. Nel caso del pesce spada, inoltre, agiscono seletti­vamente sugli esemplari più grandi, limitando così la cattura degli individui sotto taglia e diminuendo peraltro la cattura di specie indesiderate come i trigoni. La particolare morfologia degli ami circolari, unitamente alle loro dimensioni, fa sì che nel caso una tartaruga resti allamata, nella mag­gior parte dei casi, l'amo non viene inghiottito ma resta inflitto nella bocca, consentendo, grazie a dei particolari strumenti detti slamato­ri (vedi sopra), una rapida rimozione dello stesso, con notevole vantaggio per le possibilità di sopravvivenza dell'animale.


Linee Guida per il recupero, soccorso, affidamento e gestione delle tartarughe marine ai fini della riabilitazione e per la manipolazione a scopi scientifici (fonte ISPRA)

Le presenti linee guida sono il frutto della proficua collaborazione tra Istituzioni, Istituti di ricerca e Associazioni, che si sono impegnate per la stesura di un documento condiviso che possa dare contributi concreti alla conservazione ed alle attività di riabilitazione delle tartarughe marine. Il documento è finalizzato alla disciplina delle attività di soccorso, recupero ed auspicato rilascio in natura di tartarughe marine in difficoltà, delle attività di recupero di carcasse, delle attività che prevedono la manipolazione ai fini scientifici e alla individuazione dei requisiti necessari ai centri di recupero per lo svolgimento delle loro attività secondo principi di competenza scientifica e rispetto della fauna.

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Pubblicazione disponibile solo in formato elettronico

ISPRA - Manuali e linee guida

89/2013 - ISBN:  978-88-448-0608-8

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